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La Società Civile Palestinese Accoglie con Favore l’Interruzione delle Relazioni con Israele da Parte di Puglia ed Emilia-Romagna e Chiede ad Altre Regioni e Città in Italia, in Europa e nel Mondo di Seguirne l’Esempio

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4 June 2025

Data: 4 Giugno 2025

Le organizzazioni della società civile palestinese firmatarie accolgono con favore le decisioni delle regioni Puglia ed Emilia-Romagna di interrompere le relazioni instituzionali con Israele in risposta al genocidio in corso contro il popolo palestinese a Gaza. Di fronte alla persistente complicità dell’Italia nelle gravi violazioni del diritto internazionale da parte di Israele tramite la fornitura di armi e il costante sostegno diplomatico, queste decisioni rappresentano un atto necessario di rottura con l'attuale linea politica del governo italiano e un passo fondamentale verso il rispetto degli obblighi giuridici e morali dell’Italia.

Lo scorso 29 maggio, il Presidente della Regione Puglia ha emanato una disposizione rivolta al personale dirigente e dipendente della Regione Puglia, delle sue agenzie e società partecipate, esortando a sospendere immediatamente tutti i rapporti con il governo israeliano in risposta al genocidio in corso contro il popolo palestinese a Gaza. Lo stesso giorno, il Consiglio comunale di Bari ha approvato un ordine del giorno che chiede  di interrompere ogni rapporto commerciale con Israele e che dichiara non gradita la partecipazione di Israele, o dei suoi rappresentanti, alle future edizioni della Fiera del Levante e ai relativi saloni, fino a quando Israele non porrà fine alle operazioni militari a Gaza e alle diffuse violazioni dei diritti umani della popolazione civile.

Il 31 maggio 2025, anche il Presidente della Regione Emilia-Romagna ha adottato misure analoghe, emanando una direttiva per interrompere i rapporti istituzionali con il governo israeliano, citando, tra le altre motivazioni, i mandati di arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale nei confronti del Primo Ministro israeliano Netanyahu per crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Anche i sindaci di Bologna e Rimini hanno annunciato la volontà di adottare misure simili.

Invitiamo le istituzioni locali a garantire che queste disposizioni siano prontamente tradotte in azioni concrete, e chiediamo alle diverse realtà della società civile italiana di svolgere un ruolo attivo nel vigilare sulla loro piena ed effettiva attuazione.

Queste misure, tanto necessarie quanto tardive, giungono mentre, nel corso degli ultimi 20 mesi, incessanti attacchi via cielo, terra e mare da parte dell’esercito israeliano hanno ucciso oltre 54.000 palestinesi a Gaza, tra cui più di 17.000 bambine e bambini, e hanno raso al suolo intere città e paesi. Il bilancio reale del genocidio in corso potrebbe superare le 200.000 vittime, considerando le decine di migliaia di persone palestinesi decedute a causa delle politiche di annientamento deliberatamente messe in atto da Israele, tra cui la fame forzata e la distruzione sistematica delle infrastrutture sanitarie, idriche e fognarie di Gaza.

Pur essendo in corso un genocidio, il governo italiano ha continuato a garantire a Israele il proprio sostegno diplomatico incondizionato, impedendo qualsiasi forma di accertamento delle responsabilità. Solo poche settimane fa, l’Italia ha votato contro l’avvio della procedura volta ad accertare la compatibilità della condotta di Israele con l’Articolo 2 dell’Accordo di Associazione UE-Israele, che subordina l’applicazione dell’accordo al rispetto dei diritti umani. Inoltre, l’Italia è il terzo maggiore fornitore di armi a Israele, dopo gli Stati Uniti e la Germania, rafforzando ulteriormente la sua complicità nei crimini commessi contro il popolo palestinese. L’8 giugno 2025, mentre il genocidio a Gaza continua ad intensificarsi, il governo italiano dovrebbe rinnovare il Memorandum d’Intesa in materia di cooperazione militare e della difesa con Israele. In vigore dal 2005, il Memorandum viene rinnovato automaticamente ogni cinque anni, a meno che una delle due parti non ne richieda esplicitamente la sospensione o la cessazione. Allo stesso tempo, diversi ministri dell’attuale governo italiano hanno dichiarato più volte che l’Italia non darà esecuzione ai mandati di arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale contro Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant, una posizione allarmante che viola l’obbligo di cooperazione con la Corte cui l’Italia si è vincolata ratificando lo Statuto di Roma.

Le regioni Puglia ed Emilia-Romagna stanno agendo, nei limiti delle proprie competenze, laddove il governo italiano ha chiaramente fallito nell’adempiere ai suoi obblighi internazionali di prevenire il genocidio e di rispettare e far rispettare il diritto internazionale umanitario. Chiediamo a tutte le altre regioni italiane di seguire il loro esempio e adottare misure concrete per interrompere ogni legame con Israele e porre fine alla complicità dell’Italia in gravi violazioni del diritto internazionale. Questo appello si fonda anche su un principio fondamentale della Costituzione italiana, in quanto, come stabilito all’articolo 11, “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”. L’Italia è già stata complice in un genocidio nel secolo scorso, e ciò non deve più ripetersi.

Il nostro appello si estende oltre i governi regionali e coinvolge anche i comuni, pronvince, e città metropolitane, esortando tutti i livelli di amministrazione locale ad adottare misure concrete per fermare il genocidio in corso a Gaza e le altre atrocità perpetrate da Israele contro il popolo palestinese. Seguendo l’esempio di Bari e Barcellona, altre città italiane come ad esempio Firenze, Pisa, Livorno, Milano, Como, Teramo, Asti, e Sorrento, devono interrompere ogni rapporto con le istituzioni governative israeliane e sospendere gli accordi di gemellaggio con città israeliane finché Israele non rispetterà pienamente il diritto internazionale, non porrà fine al genocidio in corso a Gaza e non smantellerà il proprio regime coloniale di apartheid e l’occupazione illegale del Territorio palestine occupato. Chiediamo inoltre alle autorità portuali locali di adottare misure immediate per assicurarsi che i porti italiani non vengano utilizzati per lo sbarco o il transito di armi e componenti destinati a Israele.

Ricordiamo che mentre commette un genocidio a Gaza, Israele sta allo stesso tempo replicando molte delle stesse pratiche nei campi profughi palestinesi nella Cisgiordania occupata, espandendo la propria impresa coloniale di insediamenti illegali, incluso un recente piano per costruire 22 nuovi insediamenti, e intensificando le politiche di apartheid e discriminazione contro le persone palestinesi con cittadinanza israeliana.

Pur riconoscendo e accogliendo con favore i passi intrapresi da consigli comunali, governi regionali e parlamenti nazionali in tutta Europa, sottolineiamo che queste azioni arrivano troppo tardi. Il tempo dei gesti simbolici è finito. Ciò che serve ora, con urgenza, sono misure concrete e vincolanti per fermare il genocidio in corso a Gaza, porre fine alla complicità europea, e far rispettare il diritto internazionale.

I consigli comunali, pronviciali, e regionali devono:

      Interrompere tutti i legami istituzionali, economici e culturali con gli enti e le istituzioni governative israeliane complici nelle violazioni del diritto internazionale, incluso mediante la sospensione degli accordi di gemellaggio e cooperazione con le città israeliane, finché Israele non rispetterà pienamente il diritto internazionale, non terminerà il genocidio in corso a Gaza e non smantellerà il suo regime coloniale di apartheid;

      Adottare politiche di appalto e investimento coerenti con i principi di responsabilità sociale d’impresa e con codici di condotta etica, che prevedano l’esclusione o la limitazione della collaborazione con imprese israeliane coinvolte in gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale, incluse quelle elencate nel database dell’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite sulle imprese coinvolte negli insediamenti illegali nel Territorio palestinese occupato;

Gli Stati terzi, tra cui l’Italia, devono:

      Imporre sanzioni mirate e legali, tra cui l’interruzione delle relazioni diplomatiche con Israele, sanzioni bancarie e finanziarie, e la sospensione o cessazione degli accordi commerciali, accademici o di altra cooperazione, finché Israele non porrà fine al genocidio in corso a Gaza, alla sua presenza illegale nel Territorio palestinese occupato, all’annessione, alla persecuzione, alla segregazione razziale e all’apartheid contro il popolo palestinese;

      Imporre un embargo militare su Israele, includendo tutte le armi, attrezzature di sicurezza e sorveglianza, carburante per aerei, addestramento ed esercitazioni congiunte, e interrompere tutte le esportazioni, importazioni e trasferimenti, incluse le componenti e i materiali a duplice uso, da e verso Israele;

      In particolare, il governo italiano deve porre fine al Memorandum d’Intesa in materia di cooperazione militare e della difesa con Israele il cui rinnovo automatico è previsto per l'8 giugno 2025;

      Sostenere la giustizia internazionale collaborando pienamente con la Corte Penale Internazionale e la Corte Internazionale di Giustizia;

Gli Stati membri dell’Unione Europea devono:

      Lavorare per la sospensione totale e la successiva cessazione dell’Accordo di Associazione UE-Israele. Ciò include sostenere l’immediata revisione della conformità di Israele con l’Articolo 2 e votare a favore della sospensione finché Israele non metterà fine alle gravi violazioni del diritto internazionale, inclusi i crimini atroci.

Organizzazioni e coalizioni firmatarie:

-       Al Mezan Center for Human Rights

-       Al-Haq

-       Addameer Prisoner Support and Human Rights Association

-       Al-Haq Europe

-       Bisan Center for Research and Development

-       Palestinian Centre for Human Rights (PCHR)

-       Union of Agricultural Work Committees (UAWC)

-       Defence of Children International – Palestine (DCIP)

-       Health Work Committees (HWC)

-       The Palestine Institute for Public Diplomacy (PIPD)

-       The Palestinian BDS National Committee (BNC)

-       Bisan Center for Research and Development